Appello all’ONU sulle nuove armi usate a Gaza contro i civili con fotografie scattate dai volontari di Gazzella

Pubblicato il 1 marzo 2007 da Gazzella
 

Appello al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite

Oggetto: stabilire se vi siano rischi sanitari di lungo periodo per la popolazione civile di Libano e Striscia di Gaza in seguito all’uso da parte israeliana di nuovi tipi di armi durante i conflitti dell’estate 2006.

Il gruppo di studio Nuove Armi raccoglie scienziati e ricercatori che hanno deciso di lavorare insieme dopo i conflitti in Libano e Striscia di Gaza che hanno avuto luogo durante l’estate del 2006. Il nostro essenziale obiettivo è verificare i rischi collegati all’uso di differenti agenti tossici contaminanti sulla salute della popolazione esposta. Questo importante tema non sembra essere sufficientemente indirizzato dall’organismo delle Nazioni Unite appositamente creato dopo i conflitti.

L’11 agosto 2006 il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dato vita alla Commissione di Inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Libano e Palestina “col mandato di stabilire i fatti” che erano accaduti.

Nel rapporto che è seguito all’inchiesta, la Commissione ha osservato che “la politica adottata – dall’Idf, le forze armate israeliane – di assimilare ogni persona ad un potenziale nemico ha causato violazioni dei diritti umani, che si è risolta in una punizione collettiva”; inoltre “l’uso di alcune armi è stato illegale, come l’uso di bombe a grappolo” che viene definito nel rapporto “eccessivo e non giustificato da necessità militare” e che “è andato oltre argomenti di proporzionalità. Erano una violazione flagrante delle convenzioni internazionali”.

Ciononostante, la Commissione ha stabilito anche che “nessuna delle armi di cui è noto l’uso da parte delle forze armate israeliane è illegale di per sè secondo il diritto internazionale”. Il rapporto della Commissione non indirizza il problema dell’uso estensivo e possibilmente sperimentale di armi e munizioni di nuovo sviluppo e di conseguenza non fornisce alcuna risposta alla preoccupazione fondamentale che ha generato il mandato della Commissione stessa.

La mancanza di preoccupazione circa i potenziali rischi alla salute della popolazione civile esposta ai bombardamenti è incomprensibile. La Commissione non sembra promuovere studi adeguati sul problema. Tuttavia, dal punto di vista di dottori e scienziati, così come dei diritti della popolazione, questo è un punto essenziale.

Noi chiediamo al Consiglio, di cui è prevista una riunione a giugno, di promuovere e organizzare la continuazione del lavoro della Commissione attraverso la creazione di due nuovi gruppi di lavoro:

uno composto di medici e scienziati libanesi e palestinesi col compito di raccogliere le evidenze mediche già disponibili e di raccoglierne di nuove;

uno composto di medici, veterinari e scienziati libanesi e palestinesi col compito di realizzare i test sul campo secondo procedure riconosciute per stabilire la presenza di elementi tossici e altri rischi sanitari nelle aree fortemente bombardate e distrutte nel sud del Libano. Il ruolo di questo panel sarebbe quello di stabilire se sia necessario diramare degli allarmi per la salute della popolazione, circoscrivere le regioni a rischio e attivare le procedure di allarme nelle strutture mediche locali, che attualmente sono inadeguate ad affrontare il potenziale emergere di problemi di questa natura, di definire protocollo epidemiologici per gli anni a venire e promuovere la cultura locale su questo genere di conseguenze della guerra.

Siamo preoccupati che una inchiesta inziata per stabilire la verità possa al contrario trasformarsi in un modo di ammettere la presenza in guerra di una grande varietà di tipi e modelli di armi illegali, contraddicendo in questo modo i vincoli delle convenzioni di Ginevra e della convenzione per il controllo delle armi chimiche e le altre armi di distruzione di massa.

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