La scomparsa di Marina Rossanda

Pubblicato il 2 dicembre 2006 da Gazzella
 

Il Manifesto, 02/12/2006

Addio a Marina Rossanda
Valentino Parlato

Ieri, alle sei del mattino, la compagna Marina Rossanda è morta. Le ultime settimane sono state dolorose e dure, ma Marina è sempre riuscita a conservare la sua straordinaria lucidità.
Marina Rossanda era nata nel 1927 a Pola, una città che agisce sul carattere. Ha studiato a Milano dove si è laureata in medicina, con specializzazione in anestesia. Sempre a Milano è stata primario nell’ospedale di Niguarda, dove ha lavorato a lungo. Dopo Milano c’è stata una non breve e impegnata parentesi in Sicilia, a Palermo, dove si è guadagnata stima e amicizia oltre il prevedibile. In questi ultimi giorni della sua malattia, parlandone con compagni a Palermo, ho avuto reazioni quasi commoventi, di dolore, stima, amicizia. Il successo di questa nativa di Pola a Palermo acuisce l’interesse per la personalità di Marina, forte e schiva ad un tempo.
Marina Rossanda è stata per due volte senatore, quando c’era ancora il Pci e in tempi più recenti consigliere regionale nel Lazio, nella lista del Prc. Per Marina essere medico è stato molto di più, e anche di diverso, da quella che si chiama una professione. Direi che il lavoro di medico l’ha portata alla politica (ha lavorato a lungo con Giovanni Berlinguer sulla legislazione sanitaria) e alla società e alle condizioni di quelli che Fanon chiamava «I dannati della terra»; nel caso di Marina i palestinesi. Intorno al 1980, quando siedeva al Senato, Marina creò l’Associazione medica italo-palestinese. Nel 1982, durante l’invasione israeliana del Libano, volò a Damasco e da lì, con mezzi di fortuna, raggiunse Sabra, nei sotterranei del cui ospedale rimase a operare per oltre un mese; lasciò Beirut poco prima del massacro di Sabra e Chatila. Marina ormai aveva una continua presenza in Palestina. Andando nel 2000 nella striscia di Gaza, insieme con Marisa Musu, salvò dalla morte una ragazzina di 14 anni di nome Ghazala (in italiano Gazzella) che Marina adottò e così nacque l’Associazione Gazzella-onlus per l’adozione a distanza di bambini palestinesi.
Ora Marina ci ha lasciato e ricordando il suo carattere, la sua straordinaria personalità, ci sentiamo più poveri, meno forti. Un addio a Marina e un forte abbraccio a Rossana e a Adriano Mantovani che le è stato compagno di vita.
La cerimonia di addio oggi alle 14 a Roma, al Tempietto Egizio del Verano.

 

Il Manifesto, 02/12/2006

It was with deep sadness that we received the news of Marina Rossanda’s death yesterday.  We would like to offer our sincerest condolences to her family, and to all of our dear friends at Gazzella.

Marina was a figure of great respect at PMRS, with whom she worked tirelessly to give hope to children injured as a result of the conflict, and to bring the humanitarian and health situation in Palestine to the world’s attention.

Marina has left behind her the legacy of an admirable woman committed to justice, liberty and peace.  It is from people like her that we draw the strength and motivation to continue struggling for an end to this debilitating occupation towards freedom, dignity, and justice.

In her, we have lost a dear friend who will be forever remembered by the staff of PMRS, and by the many Palestinians whose hearts she touched

With our deepest sympathies

Palestinian Medical Relief Society

Dr. Mustafa Barghouthi

Dr. Jihad Mashal

Mr. Hazem Harouf

Il Manifesto, 02/12/2006

Con Marina tra anemoni e rocce

Palermo, 1962. Avevo lasciato da poco Danilo Dolci e mi ero trasferita a Palermo. Da amici comuni conobbi Mimma e la corrente di simpatia fra noi fu immediata. Condividemmo lo stesso appartamento per qualche mese. Lei lavorava allora all’ospedale civico e io andavo e venivo da Caccamo, un comune di mafia, dove il partito mi aveva spedito a fare una campagna elettorale difficile.
Mi consolava l’idea del sorriso dolcissimo che mi attendeva al ritorno e del senso di sicurezza che la lucidità e la fermezza di Mimma mi trasmettevano. Insieme facevamo delle bellissime nuotate, prediligendo le coste rocciose dove andavamo a curiosare e ammirare stelle marine, anemoni, banchi di pesci in un mare ancora pulito.
Vera Pegna

Il Manifesto, 05/12/2006

In ricordo di Marina Rossanda, Presidente di Gazzella-onlus

Ieri abbiamo salutato per l’ultima volta la Mimma, come tutti la chiamavamo. Il suo viso era sereno e indossava uno splendido abito tradizionale palestinese, con fiori multicolori ricamati sulla pettorina, quello che lei preferiva, acquistato durante uno dei suoi tanti viaggi in quella terra.

Voleva ritornare in Palestina, ce lo aveva detto più volte. Ma la sua salute era precaria negli ultimi anni e le ha impedito di realizzare questo desiderio. Quanti progetti aveva attuato nel campo medico e sanitario in Palestina! Fra gli altri, c’era anche un suo investimento oltre che politico, affettivo e personale. C’era Ghazala (in italiano Gazzella) una ragazzina quattordicenne, visitata insieme a Marisa Musu durante il viaggio che le due amiche avevano fatto nel 2000, allo scoppio della seconda Intifada. La ragazzina era in coma all’ospedale di Habron a causa di una pallottola nella testa. E proprio dal desiderio di aiutare Ghazala e tutti i bambini vittime dell’esercito israeliano che Marisa e Mimma decisero di dar vita in Italia ad un progetto di adozione a distanza di bambini palestinesi feriti. Di questo progetto – che si chiamò ‘Per Gazzella’, Mimma fu la prima sottoscrittrice e adottò proprio Ghazala che, dopo una lunga  e difficile operazione alla testa, uscì dal coma e guarì; oggi è una bella ragazza ventenne. Marisa prima e Mimma poi sono state presidenti dell’Associazione Gazzella-onlus, sempre con grande impegno, passione e lucidità politica. Oggi ci mancano molto, entrambe; ma nel loro ricordo e con il loro esempio noi andremo avanti, con la certezza che il nostro progetto – pur piccolo, con pochi mezzi e retto esclusivamente sul volontariato – troverà forza nella grande passione che Marisa Musu e Marina Rossanda ci hanno lasciato in eredità, per continuare a dar sostegno e solidarietà ad un popolo che lotta per la propria esistenza e affinché le bambine e i bambini palestinesi possano crescere sereni e liberi, nella loro terra, senza guerra e senza violenza.

Con tanto affetto gli amici e i sostenitori di Gazzella-onlus la ricordano.

Il Manifesto, 05/12/2006

Il suo primo viaggio a Beirut lo fece in tassì, ma non era un viaggio di piacere. Marina Rossanda era andata a Damasco nel luglio  del 1982 e, per sentieri di montagna era arrivata, assieme al tassista damasceno vicino alla Beirut assediata dalle truppe israeliane del generale Sharon. Aveva attraversato le linee e nella città, sottoposta a un incessante bombardamento, aveva raggiunto l’ospedale Gaza e per tutta la durata dell’assedio aveva prestato la sua opera di medico anestesista. Così intendeva la solidarietà. Al ritorno da Beirut, aveva fatto sviluppare le fotografie scattate in sala operatoria e per le strade della Beirut dell’assedio e dei massacri. Le fotografie di quella umanità martoriata erano terrificanti. Le aveva scattate lei e quelle scene le aveva viste e vissute di persona, ma decise di non mostrarle, di non utilizzarle: erano davvero raccapriccianti. Era certo necessario denunciare i criminali, ma senza de-umanizzarli. Il coraggio che la spingeva a non retrocedere davanti alle situazioni estreme e di andare persino dentro il massacro, era fatto non solo di determinazione consapevole ma anche di innata delicatezza. Quella delicatezza che faceva sì che non dimenticasse, nel racconto di quanto aveva visto nella Palestina dell’intifada nell’inverno del 1987-88, di aver fotografato un uccello rarissimo che vive soltanto in quella parte del mondo, o di portare da un vivaio di Gerico, pianticelle di olivo da regalare all’amico palestinese. L’associazione medica italo-palestinese che Marina Rossanda aveva creato è stata di grande aiuto alle istituzioni sanitarie palestinesi e alle associazioni di medici volontari che nei territori occupati hanno gestito e gestiscono la sanità pubblica sotto occupazione. L’associazione medica pubblicò un giornale (Balsam) che forniva informazioni di prima mano sulle condizioni sanitarie nei territori occupati.Balsam uscì in forma cartacea fino al 1993 e continua oggi in forma elettronica (www. palestina-balsam.it). Costante e meticolosa, Marina aveva saputo tradurre in forme molteplici il suo impegno a fianco delle vittime dell’occupazione israeliana. L’ultima è quella rete di solidarietà che è oggi l’associazione Gazzella. Nel 2000, insieme a Marisa Musu, Marina Rossando era andata in Palestina. Durante quel viaggio, in un ospedale di Hebron aveva conosciuto Ghazala (Gazzella), una ragazzina di 14 anni, in coma perché ferita alla testa da due pallottole sparatele da coloni israeliani mentre tornava da scuola. Ghazala è stata subito “adottata”. Al ritorno in Italia, Marina e Marisa avevano cercato di estendere la rete di solidarietà ad altri bambini palestinesi feriti da armi da guerra. Nasceva così l’associazione Gazzella che oggi cura, con la formula dell’adozione a distanza, circa 300 bambini feriti. Fino alla fine, come sempre attenta e lucida, aveva seguito l’attività dell’associazione di cui era presidente. Ghazala è uscita dal coma ed è completamente guarita. Oggi è una bella ragazza di venti anni e in lei vive un po’ di Mimma. Come vive in tutti noi che l’abbiamo conosciuta e amata. Grazie Mimma.

Wasim Dahmash

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