In ricordo di Marisa Musu

Pubblicato il 3 novembre 2002 da Gazzella
 

Marisa Musu, fondatrice di Gazzella, e’scomparsa domenica 3.11.2002 a Roma. Ci mancherà molto…

Cari amici,

in questi giorni abbiamo ricevuto telefonate, lettere, telegrammi che esprimono dolore e cordoglio per la scomparsa di Marisa Musu, fondatrice di Gazzella. Con queste brevi righe vogliamo ringraziare tutti, e ribadire che Gazzella va avanti: e’ una delle tante splendide eredita’ che Marisa ci ha lasciato. Facciamo in modo che la rete da lei voluta e costruita si arricchisca di sempre maggiori maglie. Un abbraccio a tutti voi.

In ricordo di Marisa Musu:

Medical Relief Committees

(traduzione dall’arabo)

Alla cara amica Giovanna e atutta la sua famiglia alla cara amica Anissa, con grande tristezza e sconforto abbiamo appreso la notizia della scomparsa dell’amata Marisa, alla quale va il nostro profondo rispetto e la nostra grande stima per il suo ruolo eminente nel fare propri i problemi umani e la difesa degli oppressi e per la sua profonda fede nella giustizia, nella liberta’ e nel progresso per tutti gli esseri umani senza distinzione. Con la sua scomparsa abbiamo perso una amica sincera dei nostri bambini e del popolo palestinese. Solo voi, cari amici, potete colmare il vuoto lasciatoci. Nel pregarvi di accettare le nostre piu’ sincere condoglianze auguriamo a voi lunga vita. Con grande stima. A nome di tutti i componenti dei Medical Relief Committees Abdel Hadi Abu Khousa

Francesca Bettini

Progettava un viaggio in Palestina per Natale. Voleva rivedere i suoi bambini, come li chiamava. Mu‚adh, Kifah, Arzak, Wadi…, li rammentava uno per uno. Storpiava, ridendo, i loro nomi, raccontava gli incontri, l’ammirazione per le loro madri, la solidarietà espressa alle famiglie, il futuro che avrebbe voluto per loro. Mu’adh è vispo, intelligente, andrebbe seguito fino all’Università, bisogna trovare il modo di guarire Kifah dalla depressione, procurare a Wadi un computer per ciechi….

Gazzella‚ era la sua ultima fatica, aveva portato avanti il progetto con caparbietà, ed era orgogliosa e felice dei risultati ottenuti. Aveva coinvolto amici, conoscenti, con discrezione e gentilezza, ma trasmettendo un rigore e una passione dai quali non si poteva rimanere esenti. Ora voleva tornare in Palestina ed era impaziente, probabilmente conscia che il tempo rimastole era breve. Nell’attesa organizzava il prossimo viaggio a Gaza, al solito senza risparmiarsi, con una resistenza che ogni volta mi stupiva. La mia amicizia con Marisa risale ad alcuni anni fa, ma in questi ultimi due dalla creazione di Gazzella in poi ci siamo frequentate con maggiore assiduità, mi telefonava quasi giornalmente, ci scambiavamo incombenze da sbrigare, abbozzavamo lettere da scrivere, pianificavamo incontri a cui partecipare. Aveva una voce fresca, da ragazzina e una forza vitale inesauribile e contagiosa. Nella mia vita privata e politica ho conosciuto molte donne che sono state importanti nel mio percorso di crescita e di presa di coscienza, e alcune se ne sono andate, ma lo sconforto profondo, lo stordimento, e il senso di mancanza che provo per la morte di Marisa non ha paragoni. La mia casa è piena di lei, di suoi ricordi, di suoi pensieri. Regali dai suoi viaggi a Praga, Damasco, Gerusalemme, cartoline, libri, articoli, fogli di appunti, note frettolose…. “Lo chiederò a Marisa”, mi dicevo, per un dubbio, un consiglio, un semplice parere. E adesso? Si dice che il tempo sana le ferite e i lutti. Forse. Forse no.

Marina Rossanda

Con Marisa Musu i palestinesi perdono una grande amica – Così la ricordo, ma lei era molto di più

Marina Musu

Marina Musu

Con Marisa ci eravamo trovate piu’ di una volta in Palestina dopo la prima intifada , quando lei raccoglieva con suo marito Ennio Polito i dati per il loro libro sui bambini Palestinesi ed io lavoravo per collegare alcune ONG su progetti sanitari. Dal 1991 al 1995 si fece la rivista BALSAM, con lei Direttore responsabile.

Nel novembre 2000, un mese dopo lo scoppio della seconda intifada mi chiamo’ per propormi di andare noi due a riprender contatti e farci un’idea. Ne fui felice perche’ mancavo da alcuni anni. Trovammo un’atmosfera tesa. ma la solita testarda resistenza degli amici Palestinesi, che, pur piu’ provati che in passato.ci accolsero con gioia e ci aiutarono a fare vari incontri. Fu all’Ospedale Ahli di Hebron, vedendo la ragazzina Ghazalah ancora in coma per una pallottola israeliana in testa, che a Marisa venne l’idea della campagna per Gazzella, della quale i visitatori di questo sito sanno tutto. Avuta la conferma dei medici a smentita delle dichiarazioni dei militari che negavano di aver sparato alla ragazzina, e avuto il consenso della famiglia, la campagna parti’ e Marisa vi si getto’ anima e corpo, nonostante i suoi molteplici impegni come ex-partigiana, una dei pochi ancora in vita del gruppo storico romano. Fu un successo , come sempre lei non si risparmio’ ma dopo la seconda andata a Gaza per la distribuzione personale del contributo, famiglia per famiglia, seppe che la salute la tradiva. Nessuno mi convincera’ che la grande fatica di questa operazione, condotta in un ambiente certo assai inquinato, e il correre su e giu’ per l’Italia a sostenere la campagna non abbia qualche responsabilita’ nel riattivarsi del suo male apparentemente domato, che domenica 3 novembre l’ha portata improvvisamente via. Lei lo sapeva benissimo, di rischiare, infatti a me gia’ un po’ malandata aveva energicamente sconsigliato di far lo stesso sforzo – potevo fare altre cose.

La foto allegata e’ proprio di quest’ultimo nostro incontro a Gerusalemme, quando certo stanchissima ma eccitata dalla buona riuscita del giro a Gaza, sedette a cena sotto il pergolato del Jerusalem Hotel con Agnese, Edoardo, suoi compagni di giro e con Sancia e me, reduci da altri incontri. La sua straordinaria forza ha attivato molti giovani – la campagna andra’ certo avanti – goccia nel mare dei bisogni si e’ detto sin dal principio , ma segno essenziale di presenza e solidarieta’, con l’immagine di Marisa presente e indimenticabile.

Sergio Tavassi

Sono grato ai figli di Marisa e a Ennio di aver pensato a me per questo saluto in cui ricordare gli anni dell’impegno di Marisa nel Coordinamento Genitori Democratici prima e nell’Associazione Gazzella poi, ma non so se questa volta saro’ capace, come scrive Marisa in un punto de La ragazza di via Orazio di sdrammatizzare le situazioni difficiliî. Sono stati 25 anni intensissimi talmente pieni di eventi da non sapere da dove cominciare.

La storia di questi 25 anni è stata caratterizzata da un formidabile impegno politico e morale di Marisa ma anche da una grande gioia di vivere insieme a tanti amici a amiche questo impegno. Eí dunque con questo spirito che comincero’ a ricordare alcune tappe importanti mettendo in pratica uno dei primi insegnamenti di Marisa ìquando hai davanti una massa troppo grande da sbrogliare, scegli un filo e tiralo, gli altri seguirannoî. Il filo che ho scelto Ë una filastrocca di Gianni Rodari che Marisa ricordava sempre e che certamente molti di voi ricordano:

E’ difficile fare le cose difficili : parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini imparate a fare le cose difficili.

Marisa di cose difficili ne ha fatte proprio tante, ma ne ricordero’ solo alcune, lasciando le infinite altre alla memoria di chi ha avuto la speciale fortuna di lavorare con lei.

Innanzitutto la fondazione nel 1976 del CGD. Iniziativa politica che Marisa vedeva come il recupero di una storica sottovalutazione da parte del PCI dei problemi legati alla scuola e in generale all’infanzia di bambini e bambine e alla adolescenza e riconoscendo, invece, un valore particolare alle responsabilità educative da parte di genitori e insegnanti. Valore proprio di una cultura laica da non delegare, come nei fatti era sempre avvenuto, ad associazioni e istituzioni confessionali nel nostro Paese. Lo sviluppo di questa grande attenzione a tutti gli aspetti della educazione dellíinfanzia e dei giovani intrecciava l’attività della associazione con la pubblicazione del Giornale dei Genitori che Marisa ha diretto dal 1977 subentrando a Gianni Rodari fino al 1992.

Altra cosa difficile fu, senza soldi e senza sede, mettere insieme un gruppo dirigente della più varia estrazione e all’inizio senza alcuna esperienza di direzione organizzativa e politica di movimenti. Cosi’ furono ìreclutateî in momenti diversi, le persone che hanno lavorato con lei per più di 20 anni: Luisa , Annamaria, Mariarosa, Barbara, Mario e tanti altri che sarebbe troppo lungo citare e che hanno fatto nascere il CGD a Roma e in numerose citt‡ díItalia.

Ricordo ancora quanto fu difficile, già completamente affrancati da qualsiasi condizionamento politico e finanziario dei partiti politici, prendere posizione forte e immediata contro líinserimento dellíora di religione nella scuola pubblica e riuscire a portare su questa posizione altre associazioni della sinistra e lo stesso PCI. Battaglia di grande impegno civile perchÈ afferma ancora oggi che la scuola semplicemente deve essere laica, cioË di tutti e per tutti senza distinzioni di religione, di razza, di differenti culture. Marisa e noi tutti sapevamo che quella battaglia líavremmo persa, ma líabbiamo fatta semplicemente perchè era giusta e le cose giuste, diceva Marisa, devono essere fatte.

Ma certamente la stagione più difficile ,e più bella, è stata l’ideazione e l’organizzazione dei Convegni di Castiglioncello insieme al Comune di Rosignano dal 1984 fino ad oggi, imponendo il CGD all’attenzione degli ambienti culturali e dei media e considerato ormai tra i più importanti appuntamenti sullíinfanzia in Italia. Solo alcuni titoli che certo molti dei presenti ricordano: Il bambino tecnologico, Il bambino violato, Il bambino cattivo, Il bambino colorato e tanti altri fino allíultimo di quest’anno, Il bambino sconfinato , particolare motivo di soddisfazione per Marisa che vedeva continuare il successo di questi appuntamenti sullíinfanzia con un gruppo dirigente completamente rinnovato capace finalmente di andare avanti da solo e bene.

E infine l’ultima cosa difficile, forse la più difficile: la fondazione dell’associazione Gazzella per aiutare i bambini e le bambine palestinesi ferite. Un’idea in cui confluivano due diverse grandi esperienze della vita di Marisa: la tensione alta dell’internazionalismo comunista che in prima persona aveva vissuto in passato in tante parti del mondo (in Cina, in Vietnam, in Monzambico), e l’attenzione alla vita e alla crescita dei bambini, patrimonio di tanti anni di lavoro nel CGD e al Giornale dei genitori. Già da molti anni soprattutto durante la prima intifada Marisa guidava gruppi di amici a portare solidarietà tangibile a famiglie e organizzazioni palestinesi verificando nell’immane ingiustizia che colpiva un intero popolo, le condizioni terribili dell’infanzia palestinese: scuole bruciate, bambini uccisi, feriti , case distrutte e aveva insieme ad Ennio scritto libri che documentavano questa condizione. All’inizio della seconda Intifada, tornando da un viaggio in Palestina Marisa mi disse “Adesso so cosa si deve fare: organizzare una rete di genitori , classi scolastiche , Comuni che adottino bambini e bambine palestinesi feriti” . Cosi’ nasce Gazzella, dal nome di una bambina palestinese ferita, che raccoglie i soldi degli adottanti e li consegna interamente e senza intermediari direttamente nelle mani delle famiglie dei bambini palestinesi con l’aiuto logistico della ONG palestinese Medical Relief di Gaza. In pochi mesi Marisa e il gruppo di amici impegnati in questa nuova impresa riescono ad aiutare più di 350 bambini portando nelle case più ancora dell’aiuto in denaro quella solidarietà di cui il popolo palestinese ha ugualmente grande bisogno , superando ogni volta difficoltà veramente enormi. Oggi un gruppo di amici di Gazzella sta per partire e Marisa, nonostante fosse consapevole del suo male, pensava di andare anche lei durante le prossime feste di Natale.

Sono queste ovviamente solo alcune delle cose difficili che Marisa ha fatto in 25 anni di impegno nel CGD e in Gazzella, ma non è solo per queste che ha lasciato segni indimenticabili. Non li descrivo perchè chi ha vissuto e lavorato a lungo con lei, li conserva gelosamente nel proprio cuore. Per quanto riguarda me, chiamato a ricordarla, il segno indimenticabile è una amicizia rara, piena di complicità e divertimento, nata nel lavoro comune e maturata durante stupendi viaggi in ogni parte del mondo. Per il resto posso solo ricordare cio’ che lei stessa dice di se alla fine della sua autobiografia. Sono serena perchè incorreggibile ottimista, sono convinta che le grandi cose che hanno costituito il filo conduttore del mio impegno è la fine delle ingiustizie sociali , una reale uguaglianza tra i popoli, la libertà, la pace – e quelle che sono venute dopo è un mondo libero dall’inquinamento, rispettoso delle leggi della natura, multietnica – ci mettono per realizzarsi, più di una vita, della mia certamente, ma alla fine si compiono.

E dunque, anche per questo incorreggibile ottimismo , ottimismo della ragione e della volontà che insieme agli amici e alle amiche del CGD e di Gazzella ti diciamo “Grazie Marisa”.

Sergio Tavassi

Roma Sala della Protomoteca

7 novembre 2002

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