Relazione di viaggio di un sostenitore di Gazzella

Pubblicato il 20 dicembre 2009 da Gazzella
 

Sabato 5 dicembre 2009…

Proveniente da Amman sono arrivato al ponte Allenby sul Giordano che dovrebbe essere la frontiera tra i territori dell’autorità palestinese e la Giordania secondo gli accordi di Oslo. Invece è sempre più controllato dall’esercito israeliano. Sembrava l’inferno sulla terra! una folla indescrivibile di donne, bambini, anziani, qualche disperato turista straniero, che però ha dei percorsi diversi dai palestinesi, più comodi e meno stressanti, forse. Ci sono molti pullman di pellegrini palestinesi che tornano dalla Mecca, cosa che aumenta la confusione, con tutto il loro carico di valigie, pacchi regali. C’è qualcuno che porta delle stufe a gas, forse costano meno in Giordania.

L’ultima volta che sono passato da qui c’erano meno sportelli e meno file inutile… Dappertutto ci sono dei soldati che hanno al massimo 18 anni. I loro super fucili mitragliatori sono più alti di loro… La cosa triste e che spezza il cuore è che questi non si degnano neanche di gridare gli ordini volgari: asini, animali… mettetivi in fila due a due.., ma lo fanno fare ad altri palestinesi che lavorano li come facchini e personale di pulizia…

In certi momenti quando si prolunga l’attesa sembra che il cielo cada sulla terra… donne che si lamentano, bambini che gridano, soldatesse arroganti che strillano a squarciagola in un arabo approssimativo e “storpiato” alle donne di far stare zitti i bambini… Grazie alla mia faccia che può dire tutto meno che sono un turista, mi sono messo in mezzo a questa folla, volevo sentirmi come loro, volevo capire, il sole era forte e la fila era ancora all’esterno in attesa di scaricare i bagagli dagli autobus. Mi guardo intorno e attira la mia attenzione una macchina super lusso sulla quale è scritto (servizio VIP), si ferma di fronte a noi, l’autista scende con i documenti del passeggero per mettere i timbri sul passaporto dell’illustre personaggio. I nostri sguardi si incrociano, ci conosciamo, lui gira la testa dall’altra parte e fa finta di non vedermi e non riconoscermi. Sembrava che neanche tutta quella folla di disperati esistesse…

Era Nemer Hammad, ex rappresentante palestinese in Italia, oggi uno dei personaggi importante dell’autorità palestinese, molto vicino al “presidente” Abu Mazen… Ho sentito una lacrima calda che mi scorreva sul viso…perché tutta questa gente è cosi abbandonata da dio e dagli uomini..che entrambi, uomini e dio, voltano la faccia per non vederne la sofferenza… Perché una donna anziana che sta nella propria terra deve pregare un soldato ragazzino estraneo a questa terra per permetterle di andare al bagno o di poter comperare una bottiglia d’acqua?… Perché una rivoluzione si trasforma in un gruppo di persone che collaborano con l’oppressore dimenticando le sofferenze delle madri, dei padre e delle mogli che hanno perso i loro cari, martiri che si sono sacrificati per la libertà?

Dopo i soliti tre o quattro ore di attesa riesco ad avere il mio passaporto con il “visto” concesso dallo straniero per poter andare a posare un fiore sulla tomba dei miei amati genitori ed abbracciare i miei parenti… Saliamo su un pullman che ci porta a Gerico… Ad un certo momento sale sul autobus un altro ragazzo soldato… Questa volta palestinese, mal armato, con una divisa meno brillante e lucida del suo coetaneo dell’altra parte. Ha un compito inutile, visto che il grosso l’hanno fatto gli israeliani. Il poveraccio deve solo controllare che su tutti i documenti ci sia il timbro israeliano per far ripartire il mezzo… Non prima di avermi chiesto perché avevo il passaporto straniero e non palestinese e quale fosse il motivo della mia visita (sic!).

Riesco a rilassarmi un po’ dopo una doccia in un albergo a Ramallah dove mi aspettano i miei amici del Teatro Astragali di Lecce, che portano un progetto molto bello da realizzare nel mese di Aprile nei villaggi palestinesi lontani, dove non arriva nessuno, né della cooperazione internazionale, né dell’autorità palestinese… Sono emozionato e contento di fare questa esperienza con loro e di farli conoscere e guardare la mia terra con i miei occhi e con le mie emozioni… In due giorni riusciamo a fare un ottimo lavorodi preparazione… Ci colpisce molto questa città che non sembra sotto occupazione… È una ciliegia finta, di plastica cinese, messa su una torta di carnevale, piena di bar e ristoranti pieni di gente, di giovani che vanno in giro fino a tardi, moltissime macchine nuove, molti uomini d’affari, palestinesi e stranieri, negli alberghi, ma alle porte della città ci sono i soldati israeliani che in qualsiasi momento lo vogliono possono entrare per arrestare qualcuno, e lo fanno avvisando l’autorità! e allora tutti questi aspetti esteriori spariscono.

L’altra notte non riuscivo a prendere sonno, mi sono preparato e sono uscito facendo attenzione a non disturbare e svegliare il mio amico Ivano, compagno di stanza. Erano le 5.30…ho fatto un giro per la città che si risvegliava lentamente. Sono finito davanti ai mercati generali della frutta e verdura, mi sono messo lì con una tazza bollente di caffè al cardamomo ad osservare i venditori che scaricavano i camion…. Che ferita al cuore..!! La maggior parte della frutta e verdura, l’80 per cento direi, era in confezione con le scritte in ebraico. Mi venne spontaneo da pensare: Non sarà merce che viene dagli insediamenti qui intorno? Sarà merce coltivata dagli oppressori su terreni confiscati, magari a questi stessi venditorii? Ci rubano la terra più fertile e le fonti d’acqua, costriuscono gli insediamenti e le serre e noi dobbiamo comparare e consumare i prodotti della nostra terra sfruttata da atri? Mi venne da sorridere pensando a tutti i tentativi di boicottaggio (apprezzabili, per l’amor di dio!) che si fanno in occidente… Basterebbe fare un giro qui, nei negozi e nei supermercati, salire sui mezzi di trasporto o andare nelle banche per capire che il lavoro bisogna farlo qui… I negozi sono pieni di prodotti israeliani, perfino il sapone ed il latte… La gente in Palestina usa la moneta israeliana, più di quattro milioni e mezzo di persone che danno un contributo importantissimo all’economia dello Stato occupante… Anche le banche, perfino il bilancio del “governo dell’autorità palestinese” (!) viene calcolato in shekel, la moneta israeliana. Oggi 8 dicembre, i miei amici sono ripartiti per l’Italia. Mi sento un po’ solo… Ma alla sera mi sono fatto avvolgere dal calore degli abbracci e dell’affetto dei miei parenti nel mio piccolo e bellissimo villaggio… Nella testa c’è tanta confusione, rabbia, incazzatura… ma negli occhi tristi nel vedere questa terra come viene martoriata c’è anche un po’ di commozione…

Omar Osservatorio Palestina Nisfjbil (Nablus)

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