Resoconto del viaggio in Palestina – LUGLIO 2008


Arrivo al posto di blocco di Eretz il 29 giugno 2008: Eretz è di fatto il confine tra Israele e la prigione di Gaza.

L’economia israeliana evidentemente è basata su un’economia di guerra viste le nuove e sofisticate strutture di sicurezza e i mezzi militari di intervento impegnati.

Giovani uomini e donne in borghese provenienti dai paesi dell’Est affiancano i soldati regolari israeliani di età media 20 anni. Imbracciano mitragliette di nuova generazione e indossano rigorosamente occhiali scuri. Ostentano il potere di decidere quanto aspetterai prima di essere ammesso al controllo e se potrai entrare.

Con pazienza mi siedo per terra, sistemo il bagaglio sotto il sole e aspetto.

Finalmente, dopo quasi un’ora, mi comunicano che posso andare al controllo del passaporto dove viene messo il timbro di entrata nella Striscia di Gaza e mi avvio verso il territorio palestinese.

Il viaggio precedente a Gaza l’ho fatto nel mese di febbraio e subito realizzo che nulla e’ cambiato anzi la situazione si è aggravata: distruzione, disoccupazione, malati che non possono accedere alle cure, ospedali senza elettricità che operano con il supporto dei generatori. Una popolazione allo stremo che non può permettersi di acquistare generi alimentari, quali frutta, verdura, carne perché troppo caro e tutto rigorosamente importato da Israele, .

Qui la pace sembra non trovare casa.

Pochi giorni dopo il mio rientro in Italia, lo scorso mese di febbraio, le forze di occupazione israeliane avevano bombardato gli uffici del ministro degli interni di Hamas in pieno centro di Gaza City e adiacente agli uffici del Medical Relief.

L’appartamento che solitamente occupavo era stato seriamente danneggiato e messi fuori uso un generatore e l’ambulanza. Il raid israeliano aveva fatto un morto, una bambina, e decine di feriti.

Per l’Associazione Gazzella l’attività di adozione di bambini feriti non avrà mai fine: dall’inizio del 2008, infatti, abbiamo preso in adozione nella Striscia di Gaza altri 45 bambini feriti.

Da anni Gazzella denuncia l’utilizzo da parte di Israele di armi proibite, contro la popolazione e i resistenti: bombe a frammentazione, sostanze chimiche. A nulla è servito il documentario di RAI News 24 del settembre 2006, le denunce documentate ad esponenti politici: i palestinesi di Gaza sembra debbano pagare la vittoria di Hamas e subire l’ipocrisia del popoloso mondo dei “pacifisti”.

All’ospedale pubblico di Gaza, lo Shifa Hospital, è stata allestita un piccola mostra di reperti delle bombe utilizzate dagli israeliani contro la popolazione e una mostra fotografica. Ho parlato con il direttore dello Shifa Hospital dell’importanza di sensibilizzare gli internazionali che a vario titolo arrivano nella striscia di Gaza convenendo che non si può e non si deve mettere sullo stesso piano quanto subisce la popolazione di Gaza sotto occupazione e quando accade alla popolazione israeliana che vive nelle località vicino alla striscia di Gaza e viene colpita dai razzi Qassam.


Durante la mia permanenza a Gaza ho trascorso due giorni al confine (con l’Egitto) di Rafah, a supporto del M.O.H. (Minister of Health) che doveva far uscire 50 malati da Gaza arrivati al confine o con le ambulanze (anche sei malati in un’ambulanza) o in macchina e poi a piedi con la flebo a seguito.

Il governo egiziano aveva autorizzato anche l’uscita per 200 palestinesi (motivi di studio, lavoro, ricongiungimento familiare); in realtà al border c’erano più di 4.000 persone che cercavano una via di fuga. Adulti che scalavano il muro che divide Rafah dall’Egitto, poi a turno si passavano i bambini terrorizzati, poi i passeggini, poi il bagaglio e poi i vecchi e le donne. Stavano in bilico sul muro e, ad una distrazione da parte della sorveglianza, tentavano di saltare. Sono stati due giorni sotto il sole, più di 40 gradi, senza servizi igienici, senza acqua. Vecchi, donne, bambini, uomini con valigioni, in attesa di una possibilità d’uscita che non è arrivata, neppure per i 200 che avevano il permesso.

I malati siamo riusciti a farli uscire il primo giorno, ma con grande fatica.

Alla fine del secondo giorno gli idranti egiziani hanno definitivamente respinto i palestinesi.


Negli incontri con le famiglie dei nostri bambini era percepibile la tristezza a causa delle lotte intestine tra i palestinesi, ma anche consapevoli dell’abbandono da parte dei paesi europei per una giusta risoluzione.

Le visite ai nostri bambini, nuovi casi, sono state piuttosto difficili per mancanza di carburante: così Elham ed io ci siamo arrangiate un po’ con l’ambulanza, un po’ con i taxi a tariffe altissime e un po’ con l’asino.

Purtroppo dei nuovi casi molti sono di amputazioni di gambe e braccia a causa, come mi spiegavano i medici dello Shifa Hospital, dell’utilizzo delle bombe a frammentazione e degli agenti chimici, che causano continue emorragie determinando la necessità dell’amputazione..


Il caso di Yasser, 10 anni, ferito da una pallottola alla schiena è una delle tante drammatiche situazioni che ogni volta si affrontano a Gaza.

Con Elham incontriamo il bambino su una carrozzella perché rimasto paralizzato e tracheotomizzato con ventilazione meccanica . Il padre mi chiede se possiamo sostenere le spese per approfondite analisi del sangue; a Gaza le infezioni di epatite B e C stanno diventando una grande piaga a causa della mancanza di adeguati kit sanitari, siringhe cateteri, disinfettanti etc, ed adeguate situazioni igieniche.

Immediatamente diamo disponibilità per procedere con gli accertamenti. Così accompagno il bambino con il padre, il fratello ed Elham allo Shifa Hospital.

Il bambino è praticamente con la testa piegata a destra con difficoltà a respirare. Il padre mi dice che è stato ferito a maggio 2007 e subito trasportato al Soroka Hospital in Beer Sheva – Israele, dove è stato operato e dopo tre mesi dimesso e mandato allo Shifa Hospital per la riabilitazione. Mi mette a disposizione la documentazione sanitaria, in lingua inglese, rilasciata dall’ospedale israeliano: danni alla C3 (in altro documento e’ indicata C2) e C6, traumi alla spina dorsale, alle vertebre. Ancora presenza di frammenti.

Il medico che incontriamo ci consiglia di approfondire la situazione generale anche con una risonanza magnetica.

Metto a disposizione i soldi per prenotare l’esame che dovremmo fare dopo due giorni.

Ci presentiamo il martedì mattina, ma il medico che deve procedere con R.M. vede le carte dell’ospedale israeliano con indicato presenza di frammenti e prospetta la possibilità di rischi nel caso i frammenti si spostino durante l’esame. Consiglia un esame a Raggi X della testa e del collo.

Dopo circa mezz’ora arriva il medico con il risultato: il proiettile non è stato rimosso ed è ancora conficcato sotto la mandibola, lato dx. Non si può procedere con la R.M. perchè a rischio.

Il padre mi restituisce i soldi, Elham continua a chiedere al medico come sia possibile, io sono frastornata e incazzata.

Non so bene cosa ho detto al padre, ho accarezzato Yasser e ci siamo lasciati con l’impegno di verificare in Italia, con la documentazione che mi è stata consegnata, se ci sono possibilità di intervento.

Ho lasciato la striscia di Gaza dopo dieci giorni con il pensiero non solo a Yasser, ma a tutti quei bambini/e, ragazzi/e immobili in un letto in ambiente malsano di un campo profughi o di un ospedale, magari con il supporto di macchine obsolete e cateteri “riutilizzati”.

Come Najwa di anni 15 di KhanYunis ferita al collo, paralizzata, che non ha il controllo dei bisogni fisiologici, che necessita di pampers, batterie per la macchina di supporto alla respirazione, che non vuole farsi fotografare e io che mi vergogno di avergli chiesto una foto per …l’adottante. Ecco, Gaza è anche questo: ti mette davanti alle situazioni vere, quelle che davvero contano che hanno un significato di dignità.


Certo non tutti quelli che vanno a Gaza hanno la mia stessa percezione delle situazioni vuoi per diverse esperienze vuoi anche per scelta di luoghi e realtà; Gazzella è un’associazione che è nata per stare a fianco della popolazione palestinese, per cercare di far conoscere la loro sofferenza, per non far sentire sole migliaia di persone che da decenni vivono sotto occupazione. Andare nei campi profughi, essere nell’emergenza, è un contributo grande che stiamo dando, scomodo di sicuro soprattutto per coloro che della sofferenza e dei bisogni fanno un “business” per giustificare la propria esistenza.

Quanto al progetto sperimentale di sostegno al centro di riabilitazione del M.R. di Gaza City – iniziato da Gazzella lo scorso anno - ha continuato il lavoro a sostegno dei nostri bambini feriti e anche per altre situazioni . Ci auguriamo di poter continuare nelle attività.


Dalla striscia di Gaza sono andata in Cisgiordania, nei territori occupati, nelle citta’ di Nablus e Hebron.

Nablus era stata sotto coprifuoco. L’esercito israeliano aveva occupato alcune case, nel centro storico, per più giorni portando poi a termine arresti di presunti terroristi e chiudendo alcune associazioni e Ong, si dice, vicine ad Hamas, ma non solo.

Il sindaco di Nablus eletto con democratiche elezioni è stato arrestato nel maggio 2007 e al suo successore non è andata meglio, così come ad altri tre membri del consiglio municipale: tutti arrestati con un fermo amministrativo che prevede tre mesi di reclusione, poi una proroga e poi un’altra proroga. Nel frattempo avvocati e familiari non vengono informati né delle condizioni del prigioniero, né di dove è detenuto.

Per portare a termine alcuni arresti le forze di occupazione israeliana si avvalgono della collaborazione della sicurezza dell’ANP. Ovviamente tutto ciò non aiuta per una soluzione interna di unità nazionale.

Hebron è praticamente sotto assedio, e la popolazione riesce con difficoltà a spostarsi.

Gruppi di internazionali sono presenti nelle aree rurali per cercare di garantire ai bambini gli spostamenti per andare a scuola e ai pastori di portare al pascolo i greggi.

Ai nostri bambini che ho visitato ho portato regali che mi erano stati consegnati dagli adottanti.


A tutti i sostenitori del progetto di Gazzella il grande abbraccio del popolo palestinese.

G

Luglio 2008

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