Diario del XIX viaggio

Pubblicato il 1 agosto 2007 da Gazzella
 
Carissim*,
la mia decisione di andare a Gaza in questo scorcio di agosto ha trovato non tutt* consenzienti. Ma tant’è… Qui a Gaza vivono molti cooperanti italiani ed “extra-Gazesi” che mi son detta che una in più non avrebbe provocato un grave cambiamento ambientale e rischi per me (non più che girare per Roma con il motorino).
Or dunque, ricomincio con il mio diario. Sono già arrivata in Israele e nella parte est della “Terra di Israele” (dizione che viene sempre più spesso usata dagli israeliani per indicare la West Bank!) oramai due giorni fa e stamani inizia il mio secondo giorno a Gaza.
Molte cose da raccontare. L’entrata al Ben Gurion super tranquillo (sarei stata più tempo per passare il controllo passaporti a New York), a Gerusalemme mi sono sistemata alla solita Casa Palestina della cooperazione italiana e poi via per un giro per comprare sigarette che a Gaza si trovano a fatica e a Gerusalemme costano di più. E’ stato un viaggio intorno al muro che praticamente serpeggia tra le case di questo paese vicinissimo a Gerusalemme (praticamente non si esce dalla città in un giro tra strade israeliane e viottoli palestinesi e due check point). Un incubo non previsto da Kafka. A Gerusalemme ho condiviso la Casa Palestina e la cena con un un veterinario di Arezzo che si andrà ad occupare di pecore beduine di Gaza sempre per il CRIC. Insieme abbiamo condiviso lo sconforto per la situazione e le logiche degli aiuti. Lui tra l’altro era un giorno che discuteva con una burocrate dell’ECHO di Gerusalemme per dei dettagli molto divertenti ma che sarebbero  lunghi da spiegare bene (sull’apporto calorico e quantità di cibo da prevedere per queste pecore, notate per un periodo di 6 mesi…). A voce magari un giorno.
Erezt ieri è stato un incubo. Essendo si può dire “pratica” del passaggio, il CRIC ha organizzato che ci entrassi da sola (ieri venerdì era giorno festivo e i “CRIChini” si riposano). Già alla guardiola esterna del terminal, mi dicono che non c’è il mio cordinamento (autorizzazione che mi consente di entrare in Gaza).Da notare che, proprio come per un carcere, a Gaza si entra (e chi può esce) dalle 8 alle 17.  E la ragazzina al di la del vetro con un sorriso soddisfatto mi dice che è “scaduto” da un mese. Impossibile rispondo, quello è quello vecchio di febbraio. Io ho deciso ad Agosto di venire a Gaza e quindi ci dev’essere uno di agosto. Niet. Mi da un numero del capo di Erez. Con un cellulare italiano provo, nessuno risponde. L’entrata ad Eretz è sotto il sole di agosto di Gaza. Erano le 10. All’ufficio del CRIC non c’è nessuno (venerdì). Il capo al cellulare non risponde (giusto è venerdì). Mi viene in mente di chiamare Roma (4 euro) chiedo aiuto. Dopo  circa 40 minuti con un asciugamano in testa, in mezzo al piazza sotto il sole  sento chiamare “gianna”. Hellas! Il coordinamento c’era e così dopo piacevoli conversazioni con tre ragazzine (strappo il non Stamp) e con solo 4 passaggi di “girella” sono entrata a Gaza. Continuo a chiedermi perchè 4 girelle di ferro quando se bloccata non riuscirei a passarne una e credo che non ce la farebbe nemmeno un uomo robusto. Ma tant’è,  la prudenza non è mai troppa. Non si sa mai con questi Gazesi..! Piccolo dettaglio divertente: una delle tre ragazzine, mentre le altre confabulavano, mi chiede se in Libano non avevo avuto paura degli islamici, me la sono guardata: stava al di là del vetro, con il coltello dalla parte del manico, in una condizione di carceriera e di forza e aveva paura degli “islamici”. Che può fare la  paura e l’incapacità di guardare il volto “dell’altro”. Colpisce la paura che un “ordinary” israeliano ha degli arabi (ovviamente tutti islamici). Alla fine del tunnel “moderno” dotato di telecamere ogni 20 metri (prima il lungo percorso era diviso in due, una parte tecnologica ed una lunga parte tutta sgarrupata dal lato palestinese) e un angolo a gomito di sicurezza una sorpresa: il lungo tunnel sgarrupato non c’era più, mi aspettavano circa 700 metri di no-man-land sotto il sole e un nugolo di giovani   in attesa di portarmi i bagagli. Coraggio. Tutto sommato se fossi a Sabaudia camminerei 700 metri sotto il sole e perché no a Gaza? Dopo, sul taxi che mi porta al CRIC vengo a sapere che il tunnel è stato distrutto dagli israeliani perche durante la guerra civile si era riempito di gente di Fatah che premeva per entrare in Israele (..!)  creando anche un problema di “sicurezza” per il comando israeliano di Erezt (come facciamo a controllarli se sono troppo? I pochi che entrano, seguiti dalle telecamere si possono controllare, un migliaio che si avvicina no) e poi non si può neanche sparare contro, perché il tunnel ha ai lati i pannelli di cemento…). Quindi molto meglio la no man land.  Il mio boy, oltre che dire madam, laggage, yes and no, non sapeva. Vai! A metà strada sento dei brevi spari alle mie spalle e un’altra  rapida risposta di fronte a me. Mi fermo e mi volto (pronta a fotografarmi per terra) e il ragazzo nervoso mi dice go! go! Allora sapeva un’altra parola in inglese! Bene. Mentre cammino sulla strada sterrata penso che se sento gli spari, questi non sono per me. Perchè l’arma mi avrebbe raggiunto prima che io la sentissi. O forse così mi piace pensare. Arrivo ai taxi posteggiati con altri piccoli sporadici colpi di arma (non sono un’esperta militare per dire di quale arma).
Il taxista parla inglese, ha una bella macchina. E’ tornato a Gaza dopo esser stato per anni in Dubai. Tiene famiglia con 3 figli. E’ scoraggiato, non ne vuole sapere della politica e dei politici. E’ preoccupato di farcela, mantenere la famiglia e dare un futuro ai suoi figli? Quale?
Infine ieri ho seguito un po’ un corso di formazione per formatori pedagogici e con Donatella di Baobab abbiamo parlato del video, di quello che aveva fatto e di quello che dovrei fare io. Con il responsabile della security ho fatto un po’ di spesa al vicino negozio, messo a posto la casa, cenato e bevuto una bottiglia di vino con le ragazze. Insomma una giornata cominciata faticosamente ma finita bene. Ho la tv, con tutti i canali italiani (e io che speravo di essermene liberata!) zanzare, caldo e una brezza dal mare che ristora. Intorno a me Gaza. Hellas.
Domani le cose che riguardano il mio lavoro. Sabato è anche festa, e quindi anche per me. Oggi pomeriggio andrò a vedere volare un migliaio di aquiloni fatti volare dai ragazzini della scuola. Domenica cominciano le scuole. E il futuro?
Baci a tutt*
Gianna

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